Si può decidere di rivolgersi ad uno psicoterapeuta quando si vuole raggiungere una relazione più soddisfacente, una sensazione duratura di benessere e una maggior consapevolezza di sé. Accorgersi che il nostro corpo ha bisogno di un medico è (più) semplice, capire quando la nostra psiche ha bisogno di aiuto è molto più difficile.
A tutti (proprio a tutti!) capita nella vita di avere dei momenti, periodi particolari o vivere situazioni in cui ci si sente inadeguati, indifesi, angosciati. La psicoterapia è la risposta naturale e logica quando si avvertono problemi, sofferenze, disagi interiori che non si capisce da dove vengano oppure, anche se razionalmente si individua un legame con eventi del passato, non scompaiono.
È consigliabile quindi rivolgersi ad uno psicoterapeuta:
- quando si attraversano fasi critiche della vita (momenti di difficoltà o di sofferenza): l’avvento di una crisi non è solo un ostacolo o un momento di impasse, ma rappresenta anche una preziosa opportunità di crescita e di evoluzione, se colta nel modo appropriato e con gli strumenti adeguati;
- quando ci si ritrova in una fase di cambiamento, in cui è necessario prendere decisioni e trovare un nuovo equilibrio;
- quando il malessere interferisce con le nostre incombenze quotidiane (facciamo fatica a concentrarci, lavorare e stare bene con le altre persone e con noi stessi);
- quando si avverte un disagio psicologico legato ad un evento traumatico della propria vita (antico o recente), che impedisce di vivere serenamente il presente, tanto da condizionare la nostra vita;
- quando abbiamo una sensazione di tristezza senza una reale motivazione;
- quando proviamo paure eccessive (non fondate su effettivi elementi di pericolo) che possono divenire paralizzanti e/o condurre a comportamenti di evitamento di oggetti o situazioni (fobie), che finiscono per limitare pesantemente la libertà individuale e creano profondi disagi.
- quando il disagio psicologico è originato da eventi particolari (un lutto, una separazione o un cambiamento inaspettato), e si protrae nel tempo (e non si riesce più a razionalizzare);
- quando ricorrono disturbi psicologici quali attacchi di panico, stati d’angoscia, difficoltà a dormire, stati d’ansia, disturbi alimentari, difficoltà a relazionarsi, crisi temporanee;
- quando vi è una mancanza di autostima, (aiutando a gestire la propria emotività e la fiducia in sé stessi.) e la paura del giudizio altrui, e l’insicurezza in sé stessi, portano a difficoltà emotive che bloccano e non permettono di agire e relazionarsi con gli altri come si vorrebbe.
- quando per affrontare i propri problemi si ricorre all’uso di una qualche sostanza (alcool, sostanze stupefacenti, psicofarmaci di cui si abusa oltre la prescrizione medica) o si struttura una dipendenza patologica (affettiva, alimentare, gioco d’azzardo…);
- quando nonostante un buon livello di benessere globale, si incontrano scelte, decisioni e momenti di vita complessi da affrontare.
Scegliere di andare da uno psicoterapeuta significa rivolgersi ad un professionista esperto e qualificato, che possiede una competenza specifica nella cura delle problematiche relative alla sfera mentale, cognitiva ed emotiva. Iniziare un percorso di psicoterapia permette di sviluppare una maggior consapevolezza del proprio modo di essere e di funzionare. Tale direzione aiuta la persona a diventare capace di operare scelte coraggiose verso la propria autentica realizzazione personale, affettiva, sociale, lavorativa.
Il malessere psicologico è una condizione che può coinvolgere tutti, con vari gradi di intensità e durata. Chiedere aiuto non vuol dire credere di non valere niente o di non essere in grado di prendersi cura di se stessi. Iniziare una psicoterapia significa avere il coraggio di mettersi in discussione per capire i propri disagi e dimostrare di voler star meglio.
Molti temono la psicoterapia per la durata temporale, il costo e/o per la paura di diventare dipendenti dal terapeuta. E’ dunque normale e umano avvicinarsi all’idea della psicoterapia con dubbi e timori.
Comprendere il proprio funzionamento psichico al fine di rimuovere gli ostacoli al raggiungimento del benessere consente spesso, non solo di superare il disagio che ha condotto la persona in terapia, ma anche di:
- promuovere un processo di crescita, dando un nuovo significato alla propria esistenza;
- ristrutturare gli schemi relazionali disfunzionali interiorizzati di sé e degli altri. Questo permette di ridurre quegli automatismi nei pensieri e nei comportamenti che hanno effetti di autolimitazione personale e di appesantimento nel rapporto con gli altri;
- raggiungere una propria autorealizzazione sul piano personale, sociale, affettivo e professionale.
E’ una domanda che spesso le persone fanno già al primo colloquio, per il timore di intraprendere un percorso interminabile… La notizia positiva è che l’obiettivo della terapia è quello di rendere le persone autonome e capaci di relazioni positive, non quello di creare dipendenza dal terapeuta! Detto ciò purtroppo non esistono tempi stabiliti, rigidi e fissi ma dipende dagli obiettivi che ci si prefigge, dalla frequenza delle sedute, da fattori personali e ambientali.
Per provare a fissare dei tempi, dopo il primo colloquio generalmente servono tre o quattro sedute, per la fase di consultazione e per la formulazione di un piano di trattamento, i cui obiettivi verranno condivisi e concordati con il cliente. A seconda della tipologia di intervento la durata sarà maggiore o minore. Se la problematica è situazionale, la persona è libera da sintomi importanti e possiede una struttura di personalità equilibrata a volte può essere sufficiente un ciclo breve di colloqui per imparare ad utilizzare al meglio le proprie risorse. Se invece ci sono delle problematiche tali per cui è necessario intervenire per modificare alcune modalità disfunzionali e/o ci sono sintomi importanti sarà necessario più tempo. L’EMDR in alcuni casi può aiutare ad accelerare il processo di guarigione, in particolare quando i sintomi attuali sono il risultato di eventi traumatici. Ovviamente i sintomi con esordio recente necessitano di minor tempo rispetto ad un disturbo cronico. La durata di un percorso terapeutico dipende anche da altre variabili personali, come la motivazione e la costanza nel rispettare le sedute, i tempi individuali di elaborazione e la sensibilità emozionale, e da variabili ambientali come la possibilità di contare sull’appoggio familiare o su una rete sociale, ed eventi di vita concomitanti che possono favorire o sfavorire il cambiamento.
Il paziente dovrebbe sentirsi libero di scegliere il proprio psicoterapeuta, di chiedere tutto ciò che vuole senza timore, e di eventualmente interrompere la terapia se sente che non riesce a fidarsi del professionista o che non si instaura una relazione che davvero lo aiuta nei suoi problemi. L’avvio della terapia, così come la durata e la fine, vengono sempre concordate con la persona e mai decisi a priori dal terapeuta. La terapia è un percorso condiviso, insieme si coopera con l’obiettivo di aiutare la persona ad esprimere tutto il suo potenziale, per poter essere autonoma e libera da sintomi, e capace di relazioni soddisfacenti.
La seduta dura 60 minuti e ha un costo di 70 euro se individuale e di 90 euro per la coppia. Il costo della terapia di gruppo varia in base alla durata e al numero dei partecipanti, ma essendo una terapia che prevede la presenza di più persone ha un costo inferiore alla terapia individuale. Le spese sostenute per le sedute psicologiche o psicoterapeutiche, purché appositamente documentate, possono essere interamente portate in detrazione al capitolo “spese mediche e sanitarie”, fino ad un tetto massimo di €15.493,71 all’anno. Per usufruire della detrazione dall’Irpef del 19% è sufficiente essere in possesso della fattura rilasciata dallo psicoterapeuta, nel quale risulti l’importo della tariffa, i dati fiscali e quelli di iscrizione all’Albo degli Psicologi del professionista che ha reso la prestazione. Dal 1 gennaio 2020, le spese sanitarie con professionisti privati sono detraibili solo se viene effettuato un pagamento tracciabile. Nel nostro studio la forma di pagamento accettata è il bonifico.
La psicoterapia online si sta diffondendo, adeguandosi così ai tempi, riducendo le distanze e permettendo di accedere a professionisti anche distanti. Se vuoi fissare un primo incontro conoscitivo gratuito online, contattaci!
É molto importante rivolgersi al professionista giusto. Partiamo dalla nomenclatura: counselor, psicologo, psicoterapeuta non sono sinonimi per indicare la stessa figura professionale. Si tratta di professioni diverse, con competenze differenti, che derivano da una formazione diversa. Eppure la questione si ripropone, intreccia e confonde i ruoli. Vediamo perché psicologo, psicoterapeuta e counselor non rimandano la stessa professionalità.
La professione dello Psicologo è ordinata attraverso la legge 56/86, che definisce che per l’esercizio dell’attività di psicologo è necessario esser laureati in psicologia, aver effettuato un lungo tirocinio, aver conseguito l’abilitazione mediante l’esame di Stato ed essere iscritto nell’apposito Albo professionale. Lo Psicologo è quindi un professionista abilitato all’esercizio della professione di psicologo ed è iscritto all’Albo degli Psicologi. Lo psicologo che esercita una professione con finalità sanitarie si occupa di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione, effettua colloqui di sostegno e può compiere valutazioni tramite la somministrazione di appositi test.
Lo Psicoterapeuta è un professionista che, una volta ottenuta la laurea in psicologia o in medicina, e superato l’esame di stato ha conseguito un’ulteriore specializzazione in psicoterapia presso una scuola almeno quadriennale, attivata presso università o istituti riconosciuti dal Miur (Ministero dell’Istruzione),e che “preveda adeguata formazione ed addestramento in psicoterapia”, anche attraverso un lungo tirocinio formativo. Lo Psicoterapeuta è lo specialista che è in grado di accompagnare la persona in un processo di cambiamento, volto al raggiungimento di un migliore stato di equilibrio.
Quella del Counselor è invece una professione non organizzata, ovvero priva di una legge istitutiva e di un ordine professionale. A seguito del varo da parte del parlamento della legge 14 gennaio 2013, n. 4, “Disposizioni in materia di professioni non organizzate” il counselor è stato inserito tra le professioni intellettuali, per esercitare le quali non è necessario seguire alcun iter specifico. Da un punto di vista pubblicistico chiunque può dichiararsi “counselor” senza alcun obbligo di formazione specifica. La figura del counselor opera nell’ambito relazionale e aiuta la persona a focalizzarsi su un obiettivo ed ad elaborare una strategia per raggiungerlo Esistono svariati tipi di counseling (filosofico, scolastico, aziendale, familiare , spirituale, di orientamento, centrato sulla persona, psicosomatico, relazionale, sanitario, ecc) ma secondo il Ministero della Salute e il CNOP (Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi) alcune attività attribuite al counseling, “rientrano a pieno titolo tra le attività tipiche della professione di psicologo.», sottolineando come in alcuni casi l’attività di counseling si configuri come abuso di professione.
La Sentenza n° 39339 del 2017 della suprema Corte di Cassazione ha chiarito, come sia “abusivo l’esercizio della professione psicoterapeutica tutte le volte in cui un soggetto, non qualificato, agisca nei confronti del “paziente” con il fine di incidere sulla sua sfera psichica, al di là della metodologia propria della professione di cui si avvale” In definitiva il counseling rivolto ai disagi psicologici può essere svolto solo da uno psicologo.